joe
barbieri | roma, 26 aprile 2007 | the place
di gigugin
"esiste un filo sottile tra la musica e l’emozione.
esistono mille modi per tessere quel filo e renderlo un gomitolo pieno di atmosfera…
joe barbieri, un regalo per i sensi, dove la tecnica e il talento si fondono per dar vita ad un gioco di luci e ombre proprie dello stile del cantautore partenopeo, è riuscito in tutto questo.
il “the place”, noto locale romano, d’improvviso è diventato un insieme di voci e sorrisi per applaudire una delle voci più talentuose nel panorama canoro.
è proprio per questo che così tante persone si sono chiuse in un abbraccio intimo intorno alla chitarra suonata da joe barbieri, al basso elettrico di giacomo pedicini e al pianoforte di antonio fresa.
commovente il commento del direttore artistico del “the place” nel presentare l’artista sul palco:
"'in parole povere' è l’album più bello che abbia ascoltato
negli ultimi diec'anni, per le sonorità delicate che accarezzano il cuore e per i testi carichi di pathos. credo sia l’artista emergente più valido degli ultimi tempi’.
e così parte il sottofondo di “normalmente” che regala i primi sussulti del cuore fino ad arrivare attraverso tutto il suo meraviglioso repertorio, tra l’allegria bossanova di “microcosmo” e il sinuoso svolgersi delle note di “pura ambra”, tra la magistrale esecuzione in omaggio a sergio endrigo di “io che amo solo te” fino al “la nuda verità”, alla fine del concerto.
è in quel momento che i suoi fans non permettono che la magia si dissolva in così poco tempo e lo braccano con richieste di un bis, uno solo che possa permettere loro di bere l’ultima goccia di poesia, perché si sa, di poesia non si fa mai indigestione.
e le luci si spengono sulla chitarra di un artista timido ma sicuro di ciò che vuole ottenere, passionale nelle sue melodie eppure tanto discreto nell’arrivare con riccioli di parole alle orecchie di chi sa ascoltare.
esiste un filo sottile tra la musica e l’emozione ed è per questo che bisognerebbe ringraziare joe barbieri per aver trovato il modo di allacciare le note ai respiri."
di gno
"verso la mezzanotte la gente viene invitata a starsene quieta e finalmente sul palco sale il mitico joe, più in forma che mai, sorridente, con due fari al posto degli occhi, tanto da meritarsi a fine serata il complimento più off topic che gli sia stato fatto ("complimenti per gli occhi"). joe è accompagnato da un pianista e un bassista.
ora, non chiedetemi la scaletta, non ce la posso fare. però posso ricordare una sorprendente sia, in cui io mi ostino a dire di aver sentito un hammond, una stanca indifferenza, riletta manificamente e tanto altro ancora. insolitamente joe scherza e cazzeggia con gli altri due. per alcune canzoni è solo e ridiventa il cantante intimista di sempre.
saremmo stati a sentirlo tutta la notte, tanta è la gioia di ascoltare la sua musica. ogni volta che lo sento mi domando come faccia una voce timida come la sua a irrompere in un modo così potente nel mio cuore. e questo mi conferma che la strada che ammiro di più non è certamente quella della forza. ma questo riguarda solo me.
a fine serata, paghi, felici e stanchi, facciamo gli indifferenti, cerchiamo di non sembrare dei fans, ma solo dei simpatizzanti. insomma, abbiamo 30-35 anni (ehm...36), non è il caso di mostrare tutto questo entusiasmo. nel pieno di un post-adolescenziale marasma interiore, torniamo all'ingresso del locale e sappiamo benissimo che joe uscirà da lì, non ci nascondiamo dietro a un dito! e infatti eccolo là, ha dismesso gli abiti ufficiali da cantante di nicchia e si è fiondato in una maglietta verde, che gli invidio profondamente. foto, saluti, frasi sconnesse, interventi incerti e sguardi più significativi delle parole. ecco qua, ci siamo visti di nuovo, ci siamo stretti la mano, abbiamo ritirato la pancia per apparire smilzi in una foto di gruppo, ci siamo salutati e poi ciao, alla prossima."
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