joe
barbieri | palermo, 12 novembre 2005 | club saracen
di
darioebasta
“era tanto tempo che non andavo ad un concerto e mai, di sicuro, ho assistito ad uno spettacolo di questo tipo.
la serata di sabato scorso è stata una esperienza che bisognerebbe vivere periodicamente. una dose di purezza, di positività e di contatto umano che conforta lo spirito e fa ben sperare nella musica.
in passato ho sentito parlare di questa manifestazione, il premio mariposa, un riconoscimento dato agli artisti per i loro testi musicali, ma non ho mai saputo nemmeno dove si svolgesse.
qualche mese fa, però, ho letto sul sito di joe che lui sarebbe stato uno dei partecipanti al premio di quest’anno e che si svolgeva, qui, a due passi da palermo. così mi sono informato è ho scoperto che, ovviamente, si poteva accedere solo dietro presentazione di un invito, che non avevo!
joe mi aveva assicurato che non ci sarebbero stati problemi per farmi entrare ma io, che in fatto di discrezione rasento l’assurdo, non volendo approfittare della sua disponibilità, un paio di ore prima dell’inizio della serata sono andato a vedere dov’era il posto, l’auditorium, sperando di trovare una escamotage per entrare.
sono arrivato che erano passate da poco le 20. fuori non c’era ancora nessuno e a dire il vero, nemmeno davanti alla porta. ho approfittato della situazione e sono entrato. la sala era illuminata da mezze luci. le poltrone quasi tutte libere. sul palco stava provando simona bencini (grande voce!) e seduto a metà della sala, in prossimità della postazione del tecnico del suono c’era joe. parlava con due persone sedute accanto a lui. ogni tanto ridevano ed ogni tanto joe si voltava a guardare verso l’entrata, dove io e mia moglie c’eravamo seduti. non sapevo se fargli un cenno o alzarmi. alla fine ho deciso di alzarmi e di avvicinarmi. lui si è voltato, mi ha visto ed ha accennato un “…tu
sei…”, io ho risposto: “dario.” “…lo sapevo…”, ha detto.
si è alzato ed è venuto a salutarmi come se fossimo vecchi amici che non si vedevano da anni. in realtà era da anni che aspettavo l’occasione per incontrarlo. volevo verificare che fosse limpido come le canzoni che scrive: bene, lo è.
mi guardava senza la curiosità di chi incontra per la prima volta una persona. si erano ribaltati i ruoli: era lui che sembrava conoscermi da sempre ed era lui che mi metteva a mio agio. abbiamo scambiato quattro chiacchiere veloci, gli ho presentato mia moglie e poi è tornato sul palco a provare.
cinque minuti dopo eravamo tutti fuori dalla sala. lui, con in mano la sua chitarra si andava a cambiare e noi a cenare. un pasto veloce ed improvvisato per non perdere tempo. la cena, non era quello che contava sabato sera.
tornati all’auditorium, verso le 21,30, abbiamo trovato un tappeto di macchine fuori e di persone
dentro. i posti erano quasi tutti esauriti. c’erano le solite poltrone vuote tra i vari gruppi di persone, che a tutto servono (a posare giacche, borse, a prendere le
distanze dagli estranei vicini) tranne che a far sedere qualcuno.
alla fine abbiamo trovato due posti laterali ma vicini al palco.
trascorse anche le 22,30 è iniziato lo spettacolo.
joe è salito sul palco per secondo. vestito e cravatta scuri su camicia chiara, sembrava indossasse un manifesto inneggiante una nuova identità più che un abito. si è timidamente avvicinato al centro del palco, si è seduto su uno sgabello preparato davanti al microfono, ha imbracciato la chitarra, ha salutato e dopo aver presentato, da solo, le sue canzoni, sereno e sicuro, ha cominciato a suonare ‘leggera’.
rispetto ai suoi colleghi che si sono esibiti accompagnati da altri musicisti, lui era totalmente solo con la sua chitarra e questo lo ha reso ancora più umano e vicino, capace di creare atmosfere familiari e trasparenti, senza fronzoli.
ha suonato i suoi quattro brani con l’orgoglio di un padre che racconta dei propri figli. lentamente e senza esitazioni ha tradotto in musica i suoi pensieri e dimostrando un’abilità non comune anche nel suonare la chitarra, ha deliziato quelli che come me lo seguono da tempo, ma che raramente hanno la possibilità di ascoltarlo dal vivo, e sorpreso quelli che solo sabato l’hanno conosciuto.
ho visto le persone ascoltarlo con attenzione e curiosità. affascinate dall’idea che ancora si può sperare nella musica fatta per il gusto di suonare e di raccontarsi.
sono sicuro che joe, ancora una volta, abbia lasciato traccia di se.”
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