joe
barbieri | roma, 19 ottobre 2005 | the place
di gno
“capita
raramente di sentirsi a casa in un locale. sarà che era la
terza volta che andavo al the place ( e nonostante tutto non
ritrovavo la strada, ma questo riguarda me e il mio
psichiatra), sarà che per la seconda volta ci andavo per
ascoltare joe barbieri, ma che vi devo dire? mi sentivo
proprio a mio agio. [...]
dopo un aperitivo a base di fritti bastardi dal nucleo
incandescente (pomodorini fantozziani?) comincia il piacere
per le nostre orecchie e i nostri cuori: entra joe, come
sempre senza disturbare, spegnendo la luce del camerino da
cui proviene. vuole sgattaiolare sul palco cercando di
evitare i riflettori e gli applausi di benvenuto e quasi ci
riesce... quasi!
più rilassato, rispetto alla scorsa volta, niente sguardo
accigliato, un look minimalista veramente di gusto.
imbraccia la sua chitarra, guarda verso la mano sinistra che
sta per dare il via al primo accordo. e nasce la musica.
fluisce abbondante verso di noi come un liquido caldo. mi
faccio trasportare senza cantare, voglio che il flusso sia a
senso unico, dal palco su di me. aiutato da una caipirissima
che mi entra in circolo silenziosamente ma inesorabilmente,
mi lascio conquistare.
note calde, appassionate, degne di una stella di prima
grandezza. un re alla conquista dell'aria, combatte il
silenzio con le sue vibrazioni - mai frenetiche. sono queste
le battaglie vincenti, quelle che si vincono senza violenza.
e nella sua voce c'è solo dolcezza e intensità. ci crede,
quando canta. e' felice quando saluta il pubblico quasi ad
ogni canzone alzandosi in piedi. in una dirige con pochi
gesti il pubblico in uno schioccare di dita non suggerito,
spontaneo. in altre invita i suoi amici a creare atmosfera
con una tromba e un piano.
e inesorabilmente il tempo scorre, finché vorrebbe
salutarci con la nuda verità. ma il pubblico lo richiama
per altre due volte e il suo repertorio (compresa la
bellissima arrivederci) poco alla volta si esaurisce. o
quasi. non canta "in una stanca indifferenza",
nonostante un timido suggerimento gridato a metà dal
sottoscritto prima che le guance si infiammino. perché non
la canta? forse è troppo felice per immedesimarsi nelle
parole... chissà. lo prendo comunque come un buon segno.
salutandoci dopo il concerto è disponibile, amichevole. e
si apparta cinque minuti per regalare a microclima le belle
parole che avete letto (tradotte egregiamente da rino!).
chiacchiere, leggero pressing di alcuni di noi, autografi
strappati, scherzi su 3 micragnose castagne promesse in dono
per il 22 novembre ("micro"clima, "micra"gnose,
"micro"cosmo... hai ragione joe, c'è nell'aria
questa parola:"micro"... sarà la nostra comune
tendenza a non urlare mai?) ... e la serata immancabilmente
finisce.
appuntamento a novembre, per rinnovare il potere di questa
discreta magia.”
di
bossanova
“assistere ieri sera, al ‘the place’, joe barbieri “nudo”
è stato illuminante.
sembrava di stare seduti tra amici, in intimità, intorno ad
un’ardente camino... era come sentirsi sussurrare in un
orecchio le meravigliose melodie di questi brani in maniera
intima e cruda... proprio così, come son nate.
con il solo aiuto della chitarra che joe accarezza con
passione e verità.
signori, joe canta. e spesso lo fa con un filo di voce. e
quasi sempre, invece, ad occhi chiusi.
lui vede ciò che dice, modella le parole come se fossero
creta... e tutto arriva inesorabile dritto al cuore. non ci
confonde, ma ci disarma. il pubblico di joe è un pubblico
attento che muore dalla voglia di ascoltare. ama stare in
silenzio. che ha voglia di farsi spogliare di tutto per fare
all’amore con le canzoni... innamorarsi, avvolgersi nei
sentimenti; che non vuole la distanza, spesso indotta, tra
loro e l’artista. joe barbieri arriva al suo pubblico senza sofisticazioni,
senza plastificazioni. la sua musica arriva semplicemente
con purezza, timidezza, e verità. come semplici, timidi e
veri sono i sui sorrisi, i suoi “grazie” e i suoi occhi
serenamente accoglienti.
joe sale sul palco verso le 23.00 e comincia con una perla
“in questo preciso momento” che ci porta alle atmosfere
rarefatte degl’anni ’60, segue poi, quell’universo di
quotidiana intimità di “sia” e “sono una grondaia”
una di quelle melodie che non hanno tempo, che sembrano
esistere da sempre (a mio avviso una delle ballate più
intense di quest’ultimi anni di musica).
quest’uomo è un vero artista e lo si sente anche quando
esegue una bellissima canzone portoghese che non conosco, e
che joe ci rende con un sereno benessere. si susseguono
quasi tutti i brani de “in parole povere”.
joe divide il palco in un paio di circostanze con
alcuni suoi
amici musicisti, reggendo più di un'ora di live da solo, è un
piacere sentirlo suonare e cantare e il suo attento pubblico
chiede i bis, è
così che diventano ossigeno puro per noi tutti “è già
sabato”, l’emozionantissima “la nuda verità” e
“stella di prima grandezza”.
tra il pubblico attento intravedo stefano di battista e
nicky nicolai... ed approfitto per fare loro i miei
complimenti... alla fine del concerto si precipitano nei
camerini per salutare l’amico joe.
ricorderò per sempre questa serata e conserverò
gelosamente quella calda stretta di mano. complimenti
joe!”
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foto
di giampiero ciotola |
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