joe
barbieri | madrid (es), 20 settembre 2005 | galileo galilei
di
luca sanguini
“le luci calano sul palcoscenico mentre un faro bianco illumina un
personaggio dai grandi occhiali neri e un bel sorriso sul viso.
con la chitarra stretta tra le mani si avvicina al microfono e mentre
scema l'applauso del pubblico, la sua voce annuncia con emozione la presenza di
joe barbieri in scena.
è gladston galliza, uno spicchio di brasile tra noi, in spagna.
la sala che lo accoglie è la galileo galilei, un punto di ritrovo per tutti gli artisti
a madrid. il concerto non è altro che la presentazione del nuovo disco di
gladston, "fascínio", un disco anacronistico, stracolmo dei profumi della sua
terra e dolce come un frutto maturo. maturo come la sua musica, che dopo 8
anni di residenza a madrid, ha saputo arricchirsi con i suoni della sua
terra d'accoglienza.
la presenza di joe non è una novità per il brasiliano, ma è un regalo.
possiamo dirlo senza problemi: si vogliono bene. qualche mese fa si sono
conosciuti proprio qua, a madrid, durante la prima visita di
joe in questo straordinario paese. l'abbraccio che si diedero in quell'occasione dopo
l'esecuzione del primo duetto sigillò la loro collaborazione.
i fortunati che assistettero al concerto rimasero a bocca aperta, sorridendo:
era come vedere ed ascoltare un solo interprete con due anime.
una rivolta a
salvador de bahia e l'altra al golfo di napoli.
in quest'occasione l'arrivo di joe era attesissimo. tutti volevano sentir
cantare gladston assieme al suo fratello italiano. dietro le quinte, i
musicisti, curiosi, osservavano quei due seduti uno di fronte
all'altro mentre le loro chitarre dialogavano su di uno spartito invisibile.
finito il sound-check chiedo a joe come si sente e la sua risposta è chiara:
"suonare con galdston è come indossare la mia scarpa
preferita, quella più familiare e comoda,
è quanto di più confortevole io possa immaginare, come se
avessimo condiviso la musica da
sempre".
gladston presenta al pubblico questo piccolo grande uomo che appare con la
chitarra in mano, lo sguardo sereno e una manciata di affetto da gettare al
pubblico. joe si rivolge in spagnolo alla gente che lo guarda incuriosita,
ed è subito casa. in sala il silenzio e i primi accordi di
"in questo preciso momento". la canzone cresce e le voci di
gladston e joe si fondono in un duetto che si impone nella sua leggerezza.
le due chitarre, gelose delle voci, si intrecciano e formano una rete sicura sulla quale vien
voglia di lasciarsi cadere.
poi le note di "luzes" danno via al secondo pezzo, e sul palcoscenico li
raggiunge l'uruguayano diego ebbeler, il pianista, che pare non voler disturbare suonando
solo le note indispensabili, creando un soffice tappeto sul quale fluttuano
joe, gladston, brasile e napoli.
ed il pubblico applaude, arreso e convinto di assistere a qualcosa di raro.”
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foto
di irene peña céspedes |
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