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tango, amore e pediatria. |
poco prima che ogni cosa avesse inizio, l’infermiera ha informato tutti con un velo di commozione che l’unico suono che questi neonati avevano sentito fino a quel momento, era il ‘beep’ regolare e freddo delle macchine e delle incubatrici che li ospitavano; ciò che i musicisti stavano per “sussurrare” (suonando ad un volume bassissimo, quasi impercettibile) sarebbe stato il primo suono umano che questi piccoli esseri avrebbero sentito nella loro ancor brevissima vita.
ma ricostruiamo brevemente lo scenario che si è presentato poche mattine fa, nel padiglione di pediatria del ii° policlinico di napoli, all’interno del reparto speciale che ospita i bambini nati prematuri: nello stanzone uno stuolo di minuscoli monolocali di plexiglas, ognuno col proprio patrimonio di sensori e lucette, ognuno col suo abitante dell’età di poche settimane. sparsi tra quelle case minime – coi visi responsabilizzati e quasi spauriti – un violinista, un fisarmonicista, un contrabbassista e un pianista, che si fanno chiamare kantango, ad eseguire per un pubblico davvero “scelto” una specialissima anteprima del loro disco d’esordio (dal titolo “másidiomás” in uscita prossimamente).
va detto che oramai la medicina ci ha consegnato una conoscenza profonda di quelli che sono gli innegabili benefici della musicoterapia, che agisce su un ventaglio enorme di elementi psicofisici sia se applicata a soggetti adulti, sia – e probabilmente soprattutto – se ai bambini; in occasione dell’esclusivissimo concerto dei kantango, però, in tanti hanno tratto giovamento, a partire dai musicisti stessi (“un’esperienza che ti fa rendere conto di quanto la musica non sia alla fine suonare per se, ma sia davvero lasciare un segno indelebile negl’altri, soprattutto se in qualcuno così piccolo e indifeso” spiegherà poi il pianista del quartetto, antonio fresa), passando per gli infermieri, i medici e i genitori presenti, fino ad arrivare dulcis in fundo ai bambini, di cui vogliamo raccontarvi il modo in cui hanno accolto questo primo viaggio nella musica prendendo a rappresentante uno di loro (che chiameremo affettuosamente vincenzo, e che è stato l’unico che per le proprie condizioni è potuto uscire ad ascoltare fuori dal suo mini-appartamento): vincenzo è nato quando aveva 29 settimane, e in braccio alla propria mamma ha ascoltato i kantango con un sorriso beato perennemente stampato sul viso … gli unici momenti di disappunto per lui, erano le pause tra un brano e l’altro, in cui “approfittando” del silenzio, protestava con un pianto a dirotto, che prontamente però si spegneva al riprendere delle prime note di una musica di piazzolla o di gardel.
(21.04.06)
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